Calcio
Lega Pro, 11 punti di penalizzazione al Rimini per violazioni amministrative: i big sono scappati, match con Ternana a rischio

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La sentenza attesa dopo il deferimento di inizio agosto alla fine è arrivata. Il Tribunale Federale Nazionale ha sanzionato il Rimini (Girone B di Serie C) con un’ammenda di 5mila euro e 11 punti di penalizzazione da scontare nella corrente stagione sportiva per una serie di violazioni di natura amministrativa. Una penalizzazione che arriva dopo il deferimento e complica ulteriormente il cammino del club biancorosso. Intanto c’è un grande, grandissimo, enorme punto interrogativo: chi giocherà e dove si giocherà la partita contro la Ternana?
Partiamo dal primo punto. Chi giocherà. Nelle ore conclusive di mercato sono andati via i migliori, gli unici ad avere richieste. Giacomo Parigi al Latina, Luca Falbo al Ravenna, Marco Garetto alla Ternana, Leonardo Ubaldi alla Cavese e Cristian Langella al Cosenza. E poi ha risolto il contratto anche Linas Megelaitis, ora libero di accasarsi altrove. Di contro sono arrivati tantissimi giovani, che saranno sicuramente giovani di qualità, ma di certo l’addio dei pezzi forti e l’arrivo di tante scommesse aggiungono una serie di ulteriori perplessità che non lasciano tranquilli i tifosi.
Nell’immaginario collettivo il calcio di provincia è fatto di sogni e di sudore, e di favole quando va di lusso. Poi la realtà riporta tutti con i piedi per terra quando si manifesta e ci si accorge che genera incubi , anche e soprattutto nelle serie minori dove all’inizio di ogni stagione fioccano squadre in lungo e in largo per l’Italia schiacciate da una situazione finanziaria insostenibile, da debiti e altri guai.
In Emilia-Romagna, nel 2025, è accaduto a Ferrara dove la Spal è morta alla fine dello scorso campionato in Serie C, e poi risorta in Eccellenza in estate, dopo anni di professionismo. Ora la realtà delle cose si manifesta a Rimini: la squadra, fondata nel 1912, milita nel girone B del campionato di calcio di Serie C. Alla seconda giornata è stata sprofondata all’ultimo posto dal Tribunale Federale Nazionale della Figc: 11 punti di penalizzazione, 5mila euro di ammenda «per una serie di violazioni natura amministrativa».
Vicenda assai complessa quella che ha generato l’incubo di migliaia di tifosi che di domenica assiepavano gli spalti dello stadio «Romeo Neri», di proprietà del Comune che però ha sfrattato la squadra: in un primo momento la società non aveva pagato le rate richieste, poi una volta saldato il conto la stessa società non ha avanzato la regolare richiesta di utilizzo.
Il «main choc» del terremoto che ha stravolto il calcio «che conta» a Rimini si è sentito forte alla fine dello scorso luglio. «Il Rimini ceduto dalla Ds Sport Società Benefit alla Building Company di Giusy Anna Scarcella, titolavano i giornali del 31 del mese. Ma per comprenderne la genesi bisogna partire da lontano, dai segni premonitori di quel che sarebbe accaduto.
La società negli ultimi anni era reduce da annate positive sotto il profilo sportivo: nel 2020, l’anno del Covid, retrocesse in Serie D. Era ultima quando il lockdown portò alla fine precoce del campionato di calcio e da ultima sprofondò tra i dilettanti. Fu acquistata da Alfredo Rota, imprenditore del settore dei trasporti privati che in due anni riportò i biancorossi tra i professionisti.
L’annata 2022-2023 si concluse con un nono posto conquistato sul campo, il miglior piazzamento tra i professionisti dal campionato 2011-2012. Per il campionato 2023-2024 il Rimini fu acquistato dalla Ds Sport Società Benefit di Stefania Di Salvo, che divenne presidente. La squadra arrivò decima dopo aver disputato un pessimo girone d’andata. Nel campionato conclusosi alla fine dello scorso maggio arrivò nona dopo aver conquistato la Coppa Italia, primo trofeo in bacheca, tra sogni cullati di ritorni in Serie B e progetti di faraonici di rifacimento dello stadio. Solo che all’inizio dell’inverno la squadra era stata penalizzata alla fine di gennaio per un ritardo sui pagamenti negli stipendi.
Ed è qui, forse, che in sordine e lontano da ogni lecito sospetto, che vanno cercate le radici del caos totale che oggi regna sovrano sul calcio riminese. A giugno un ulteriore ritardo nel pagamento degli stipendi di marzo e aprile, con l’incubo delle esclusione dal campionato quale «pena capitale» aveva fatto tremare la tifoseria riminese. Che non ebbe pace nei gironi cruciali, a giugno, dell’iscrizione al campionato in corso: la domanda fu depositata al fotofinish, pochi minuti prima della scadenza.
Infatti gli 11 punti di penalizzazione sono riferiti a inadempienze che risalgono a quell’epoca: ritardo nel pagamento degli emolumenti, dei contributi Inps e delle ritenute Irpef relative al mese di maggio, e mancata presentazione delle informazioni previsionali sul budget per la stagione 2025 – 2026.
E infatti a fine luglio era evidente che la vecchia proprietà era ostaggio di difficoltà mai chiarite – fatto più unico che raro – né alla stampa né alla cittadinanza e ai tifosi. E di cui tutt’ora si sa poco o niente. Nel cuore dell’estate andò in scena una vera e propria saga: il Rimini, che doveva essere ceduto, sarebbe stato dapprima l’oggetto di interesse di un fondo australiano, guidato dall’imprenditore Jason Bennett e in contemporanea di Giusy Anna Scarcella, che aveva tentato di acquistare poche settimane prima anche il Foggia Calcio. Stefania Di Salvo optò per Scarcella e la Building Company l’azienda che amministra.
Di Scarcella e Building Company fece per primo sulla stampa un ritratto complessivo ed esaustivo Mario Gerevini sul Corriere della Sera/Economia. La Building Company è una società attiva nel settore dell’energia solare di Carate Brianza che però ha sede amministrativa ad Avellino: Giusy Scarcella ne è l’unica azionista e unica amministratrice ha presentato bilanci con ricavi per 60mila euro nel 2021, 200mila nel 2022 e 7,3 milioni nel 2023 con 400 mila di utile, mentre nel 2024 non si sa nulla.
A Rimini dichiarò di essere sbarcata con «perché è una bella piazza che mi potrà dare la giusta visibilità». L’arrivo di Scarcella fu stigmatizzato dalla tifoseria riminese, che scese in piazza per protestare contro la nuova proprietà. I calciatori in ritiro avevano già mandato un messaggio alla stampa limpido e netto, pochi giorni prima del passaggio di consegne. «Vogliamo esprimere le nostre perplessità e preoccupazioni soprattutto alla luce dei nomi attualmente accostati alla nostra squadra. Nomi che in un passato molto recente sono stati protagonisti di gestioni discutibili».
Della squadra che vinse la Coppa Italia nella scorsa stagione, intanto, non esiste più niente. Tutti i pezzi pregiati della rosa sono stati venduti poche ore prima della fine del calcio mercato, lunedì 1 settembre. Ad oggi non si sa quanti giocatori compongano la rosa, si dice che siano sbarcati a Rimini e solo in prestito a giovani under provenienti dalle squadre di Serie A.
Del resto non è neppure stata sbloccata la fidejussione da 420mila euro per il monte ingaggi, necessaria come garanzia per le operazioni di mercato, di fatto inesistenti. L’allenatore è Piero Braglia, 70enne esperto e di lungo corso. Non si è mai seduto in panchina, ma solo in tribuna. Il presidente è Eddy Siniscalchi, sconosciuto a Rimini ma salito agli onori delle cronache per essere l’ex fidanzato di Valeria Marini.