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Calcio

Dopo il caos FVS in Carpi-Juve sono già cambiate le regole: non sarà più possibile chiedere il review contro la propria squadra

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Il Football Video Support è stato il grande protagonista della prima giornata di campionato in Serie C. La tecnologia e le ormai famose card viola e oro, sono entrate finalmente in scena e in alcuni casi sono servite agli allenatori per modificare le decisioni prese sul campo dagli ufficiali di gara. Ma insieme all’FVS sono arrivate, immancabili, anche le polemiche. Nella prima storica volta in cui gli allenatori delle due squadre hanno avuto la possibilità di chiamare una revisione per un episodio ritenuto dubbio o errato, ci si è subito imbattuti nel primo caso destinato a far discutere: la richiesta di intervento dell’FVS di un allenatore contro un proprio giocatore, al solo scopo di mandare l’arbitro al monitor per cambiare una decisione.

Ma approfondiamo meglio cosa è accaduto. Il caos è stato creato da Stefano Cassani, il tecnico del Carpi, al debutto tra i professionisti nella gara di sabato. Il Carpi è appena passato in vantaggio ma, nel giro di pochi secondi, si ritrova in dieci uomini: rosso (o per meglio dire doppio giallo, uno snodo cruciale per ricostruire l’intreccio) per il difensore Lorenzo Lombardi dopo un fallo di mano a interrompere un’azione promettente della Juve, con uno dei giovani bianconeri lanciato verso la porta avversaria. Pertanto, a 10 minuti dalla fine della gara, l’arbitro Zago ha estratto il secondo giallo ai danni del carpigiano Lombardi, colpevole di aver toccato la palla con la mano per anticipare Okoro lanciato a rete. Le ammonizioni, da protocollo, non giustificano l’utilizzo della tecnologia ma Cassani (convinto dell’errore dell’arbitro) si è appigliato a un altro criterio: l’espulsione diretta. Decisione infatti errata secondo giocatori e panchina del Carpi: Lombardi l’ha presa di petto, non di mano, e dunque la doppia ammonizione è ingiusta. Molto furbescamente il tecnico biancorosso ha scelto di giocarsi una card chiedendo il cartellino rosso diretto per il proprio giocatore per aver interrotto una chiara occasione da gol, e ha obbligato l’arbitro ad effettuare una revisione: rivedendo, è emerso come Lombardi non avesse toccato palla con la mano ma con il petto. Da protocollo Var l’allenatore del Carpi Cassani poteva chiedere l’intervento dell’FVS solo nei classici casi di gol, rigori, espulsioni dirette e scambio di identità. E dunque non per una “semplice” ammonizione (per quanto poi portatrice di un cartellino rosso). Da qui lo stratagemma: chiedere un challenge invocando un rosso diretto per interruzione di una chiara azione da gol (sì, un rosso diretto contro il proprio calciatore) al solo scopo di mandare l’arbitro al monitor a rivedere le immagini. Quando un direttore di gara si trova al monitor per valutare un potenziale irregolarità (in questo caso una possibile espulsione per interruzione di chiara occasione da gol) ma ne ravvisa un’altra (in questo caso che non ci fosse fallo), può realizzare tutti i provvedimenti tecnici e disciplinari del caso, aggiungendo o togliendo (come in questo caso) qualsiasi cartellino. A quel punto l’arbitro Francesco Zago ricontrolla la scena, nota l’errore (è petto e non braccio di Lombardi), e come da protocollo, che impone di riprendere il gioco “secondo regolamento”, cambia la propria decisione e cancella anche il cartellino giallo per il difensore del Carpi. Ovviamente – essendo stato speso per un potenziale rosso – il “challenge” del Carpi viene considerato perso e la card ritirata.

Ma quello di Stefano Cassani resterà un unicum. Ieri, infatti, è stato rivisto il protocollo. La chiamata del figlio dell’ex campione di ciclismo ed ex Ct azzurro Davide Cassani, ha spinto la Lega Pro (in collaborazione con l’Aia) a una precisazione del regolamento per l’utilizzo del Football Video Support. Non sarà più possibile, per gli arbitri, accettare le chiamate di review contro la propria squadra, in quanto contrarie allo spirito dell’utilizzo dello strumento. La “modifica” è stata resa attiva già a partire dalle gare di ieri e quindi varrà anche per Crotone-Benevento di stasera. Il designatore della Can C, Daniele Orsato, furioso per il modo quantomeno inconsueto di aggirare il regolamento (ma che la tecnologia abbia delle falle, è evidente) ha dato indicazioni agli arbitri di non accettare più questo tipo di challenge. Nei prossimi giorni uscirà una nota da parte della Fifa che chiarirà questo aspetto, ancora non specificato nel protocollo del Football Video Support.

Chiaramente quanto accaduto, seppure in apparenza formalmente corretto dal punto di vista del protocollo, e seppure alla fine in campo abbia portato alla correzione di una decisione sbagliata, rappresenta una strategia non in linea con lo spirito del gioco, che viene più volte richiamato nel regolamento (regola 5: “le decisioni saranno assunte secondo le regole e lo “spirito” del gioco e si baseranno sul giudizio dell’arbitro, che ha la discrezionalità di assumere azioni appropriate nel quadro delle Regole del Gioco.”), per questo le società sono state prontamente sensibilizzate ed è stata data disposizione a tutti gli arbitri di non accettare challenge contro la propria squadra in quanto – appunto – contrarie allo spirito dell’utilizzo dello strumento. Strumento che, è bene ricordarlo, è all’esordio. Come fu per il Var “vero”, è fisiologico che sia necessario un periodo di rodaggio per limarne il funzionamento e abituare tutti, arbitri compresi. Anche loro per la prima volta chiamati a lavorare con le immagini e le revisioni delle decisioni prese.

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