Calcio
Strega, l’ex Agnelli spiega come si vince il girone C: continuità e un gruppo solido. Salvemini sposta gli equilibri, occhio al Consenza
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Il suo nome è indissolubilmente legato al Foggia: 248 presenze in rossonero e un campionato di B vinto nel 2017. Nella carriera di Cristian Agnelli c’è però una tappa anche nel Sannio, nel 2007/08, vincendo la Serie C2. Ma il Benevento è stato avversario, soprattutto con la maglia del Foggia tra terza serie e cadetteria, dal 2013 al 2019: i giallorossi sono la squadra che più volte, dodici, ha affrontato da calciatore. Il calcio del sud lo conosce bene, avendo indossato le maglie anche di Sorrento, Salernitana e Cerignola. Tre anni fa ha smesso e ha iniziato la carriera in panchina: ora è infatti al fianco di Alberto Aquilani a Catanzaro, come vice. Ma domenica l’ex centrocampista era allo Zaccheria per Foggia-Benevento. Nei satanelli milita il figlio Gerardo, anche lui centrocampista sulle orme del papà. “A Benevento sono stato benissimo, mi vedevo a grandi livelli con la maglia giallorossa e mi dispiacque molto non restare – dice Agnelli -. Il Lecce mi riscattò, non so se dipese dal Benevento o meno. Ho conosciuto il presidente Vigorito, una persona per bene ed appassionata che stimo tantissimo. Ci tenevo a mandare un saluto alla piazza sannita e alla famiglia Vigorito”. L’ex giallorosso ha rilasciato un’intervista al quotidiano Il Mattino.
Domenica sera, buon avvio del Foggia e poi gara indirizzata da un episodio, con il Benevento che ha poi fatto valere un tasso tecnico superiore…
“I rossoneri avevano grandi motivazioni dettati dal cambio di allenatore e dalla classifica negativa. A mio figlio avevo detto che era la partita migliore per riprendersi, perché contro le big puoi sempre tirare fuori qualcosa in più. Il Foggia era partito bene, poi il rosso a Rizzo ha inevitabilmente condizionato la gara e nel secondo tempo il Benevento è andato in scioltezza”.
Il Benevento ha, almeno in parte, raddrizzato l’andamento esterno. Come si spiega questa differenza di rendimento tra gare casalinghe e in trasferta?
“Fuori casa non è mai semplice, soprattutto in questo girone. Ricordo che col Foggia, quando vincemmo il campionato, avemmo difficoltà nel girone di andata, poi migliorammo in quello di ritorno. Probabilmente è una questione di testa, di approccio. Magari la vittoria a Foggia può rappresentare quel punto di svolta per cominciare a fare bene anche in trasferta”.
Giallorossi attesi dal match interno col Monopoli e dall’ostica trasferta di Cosenza, prima del derby interno con la Salernitana. Questo mese di novembre può essere decisivo per le prime posizioni?
“Sarà un momento della stagione importante, in cui le grandi squadre tirano fuori quel qualcosa in più. Questo mini ciclo di partite può dare, se affrontato bene, una botta di energia a tutti”.
A Catanzaro aveva in squadra Scognamillo, Maita ha personalità ed esperienza da vendere, proprio come lei quando giocava. Sono loro i veri leader di questa squadra?
“Li conosco benissimo. Stefano è un grande giocatore, un ragazzo in gamba e per bene. Qui a Catanzaro ha fatto cose straordinarie. Mattia lo conosco fuori dal campo: anche lui ragazzo serio e giocatore forte. Ci metto anche Salvemini, la cui assenza è un po’ pesata. È un attaccante che in C sposta gli equilibri. La società voleva formare, in primis, un gruppo forte e ha fatto bene a puntare su di loro”.
Salernitana stoppata in casa dal Crotone e ora il Catania è in testa. Sono queste, insieme al Benevento, le uniche pretendenti alla promozione?
“Il Benevento è forte e il campionato è bello ed avvincente. Sarà una bella corsa da seguire, con squadre blasonate. Anche il Cosenza dirà la sua fino alla fine, è una squadra forte e gioca anche bene”.
Qual è l’ingrediente principale per vincere nel girone meridionale?
“Serve la continuità e avere un gruppo solido e coeso. Una squadra che sa fare spogliatoio può arrivare prima all’obiettivo”.





