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Dallo spirito sannita alle acque dello Stretto: l’impresa a nuoto del Colonnello Pasquale Guarino

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C’è un filo invisibile che collega le colline del Sannio alle acque agitate dello Stretto di Messina. È il filo della determinazione, del coraggio e dell’orgoglio di chi non dimentica mai le proprie radici. Domenica 6 luglio, Pasquale Guarino – originario di Cerreto Sannita, oggi Colonnello dell’Esercito in servizio a Roma – ha attraversato a nuoto lo Stretto di Messina, da Torre Faro (Sicilia) fino alla spiaggia di Cannitello (Calabria). Una sfida lanciata a sé stesso, nel nome della disciplina, del superamento dei limiti e – perché no – anche delle proprie origini.
Dopo aver corso una maratona a Milano qualche anno fa, Pasquale sentiva il bisogno di un nuovo cimento: qualcosa che scuotesse mente e corpo, portandolo ancora una volta oltre il conosciuto. L’idea è nata a gennaio 2025, ma le bracciate sono iniziate qualche mese prima, dopo l’estate, quando aveva ricominciato a nuotare semplicemente per rimettersi in forma. “Poi l’idea è diventata un progetto, e il progetto una missione”, racconta.
Nonostante i ritmi frenetici imposti dalla sua vita tra Roma e Milano, ha costruito un piano di allenamento serrato, spostandosi da una città all’altra con la costanza che solo una formazione militare temprata può garantire. “È stata una preparazione molto impegnativa, che mi ha portato a nuotare completamente oltre 300 km in piscina – confessa – ma ogni sacrificio è stato motivato da un obiettivo più grande: sfidare il mare aperto, misurarmi con le leggendarie correnti dello Stretto, affrontare il rischio con lucidità e rispetto”.
A supportarlo durante la traversata, organizzata dalla cooperativa Colapesce Primo, una barca con a bordo il mitico Giovanni Fiannacca, classe 1946, uno dei decani della traversata e profondo conoscitore delle insidie dello Stretto. Ma soprattutto c’è stata Gaia, sua figlia, che ha scelto di accompagnarlo in questa avventura, condividendone ogni emozione e facendo da scorta sulla barca d’appoggio.
Non è difficile, guardando questa impresa, intravedere l’eco di un altro tempo. “Ogni volta che vedo l’immagine di un guerriero sannita, pronto alla battaglia, mi sento parte di una storia più grande. Quel popolo era fatto da agricoltori, pastori, ma anche da abili guerrieri e straordinari strateghi, capaci di tenere testa all’invincibile esercito romano. Io non sono certo un abile guerriero e non ho neanche la presunzione di definirmi uno straordinario stratega, ma porto dentro di me quell’identità: la forza del Sannio, la dignità di una terra antica, la fierezza di chi non si arrende”.
Oggi il Colonnello Guarino vive a Milano e presta servizio a Roma, ma il suo cuore resta comunque legato a Cerreto Sannita. Vi torna appena può, per abbracciare i genitori e ritrovare, intatti, gli affetti dell’adolescenza. “Anche se non ci si sente per mesi, o per anni, con gli amici di allora è sempre come se ci si fosse lasciati il giorno prima. E questo, forse, è il vero significato della parola ‘casa’”.