Calcio
Taranto, l’agonia continua. Giove ritiene bassa la nuova offerta di Campbell, in questa settimana la risposta definitiva
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La peggiore stagione della storia del Taranto Calcio ancora non trova una sua fine. L’agonia continua e la luce non si vede. Dopo l’ennesima sconfitta, la 16esima di cui 9 consecutive, per mano del Trapani, la D ormai è più che una certezza e la speranza è che la prossima penalizzazione arrivi prima della retrocessione matematica, altrimenti la società sarà costretta a scontarla nella prossima stagione che in questo modo risulterà già compromessa.
Ora l’impresa non è più quella di provare almeno a pareggiare o perdere con il minor numero di reti incassate, ma quella di terminare la stagione evitando l’esclusione dal campionato. Un club che non paga i fornitori, che è stato abbandonato da tutti e che a stento riesce a reperire un pullman da noleggiare per le trasferte, che può solo cedere e non acquistare calciatori per via del divieto imposto dalla Covisoc, e che sta scendendo in campo con una nidiata di ragazzini alle prime armi regalando punti a destra e a manca.
L’unico che sembra ancora credere nella salvezza è il neo-direttore generale Zerbo. L’unica novità arrivata in contemporanea è la notizia degli over che scappano e lasciano la squadra per accasarsi altrove o i nomi sconosciuti dell’Under17 obbligati a giocare per non scendere in campo contati.
Nei giorni scorsi ci sono state altre interlocuzioni tra l’attuale proprietario Giove e Mark Campbell, il quale una seconda proposta scritta l’ha fatta ma pare che sia stata ritenuta insufficiente. Il club non ha strutture, non ha una rosa di valore, non ha un settore giovanile fucina di giovani promesse, è solo per l’aritmetica in C, non ha più pubblico pagante, non ha un euro in arrivo dalla pubblicità’ perché l’ha ceduta in toto al media partner, e oltretutto ha debiti importanti con fornitori e Agenzia delle Entrate.
Anche il figlio di Di Stefano (il padre si è ritirato ufficialmente dalla corsa al Taranto) ha spiegato bene in una recente trasmissione web che Campbell ha ragione ad aver abbassato l’offerta perché il Taranto non ha entrate e quindi non avrebbe senso andare oltre l’accollo di tutti i debiti. Ma Giove vuole essere liquidato perché oltre 4 milioni di euro di rosso non sarebbero un grandissima offerta. Dopo che è sfumato anche Di Stefano e con la spada di Damocle di altre cause in arrivo da qui a Maggio, sarà un supplizio finire la stagione.
Con Apex la settimana prossima potrebbe essere quella decisiva, quella da dentro o fuori. In caso di risposta negativa da parte del patron del Taranto, Campbell sarebbe pronto a spostarsi in altri mercati, stufo ormai di essere trattato come la porta di un albergo. Anche perché 400mila euro li ha versati (per non dire meglio buttati nel cestino) nelle casse della società e senza questo denaro il club sarebbe in una situazione ancora più grave. Ma Giove pretende l’accollo dei debiti il trasferimento delle garanzie e altre offerte economiche più la copertura di tutti i costi della gestione ordinaria. E vorrebbe restare anche in società.
Nel frattempo, come dicevamo, Di Stefano si è definitivamente sfilato per la poca considerazione ricevuta da Giove. Lo ha fatto attraverso una nota stampa. ”In assenza di un consenso ad idem firmato dal mio amico Massimo Giove, che continuo a sostenere, il nostro interesse deve ora rivolgersi anche altrove. Incontrerò in questi giorni i presidenti di altri club nella regione”. Con queste poche parole Di Stefano si è chiamato fuori dalla corsa al pacchetto azionario del club ionico. Lo scorso 23 dicembre, tramite la sua “Di Stefano Legacy Trust”, il controverso avvocato e uomo d’affari italo-inglese aveva ufficializzato il proprio interesse ad affiancare Giove nel club rossoblù. Un mese prima, con un tweet era uscito allo scoperto con l’intenzione di entrare nella società rossoblù: “Un interesse più che serio nell’acquisizione del Taranto FC qualora le trattative in corso con Mark Campbell non dovessero concludersi positivamente. Non permetterò che questo club storico fallisca. Il Taranto FC occupa un posto importante nel cuore del calcio del Sud Italia, e sono pronto a intervenire per garantire il suo futuro e il suo successo”.
Nel frattempo si registra l’iniziativa è del coordinamento dei tifosi fuorisede del Taranto “Danilo Fato”: una petizione online per revocare l’utilizzo dello stemma del club all’attuale incarnazione del glorioso calcio rossoblù. Al di là della questione “tecnica” sulla possibilità della revoca o meno, l’iniziativa comunque evidenzia il distacco della gran parte della tifoseria – ed i fuorisede sono una parte passionale ed importante – dal Taranto “attuale”, dovuto alle vicende societarie che si trascinano da mesi e stanno facendo vivere al nostro calcio il momento forse più drammatico della propria storia.
Come noto, poi, la Co.Vi.So.C. ha disposto un provvedimento di non ammissione alle operazioni di tesseramento per il club rossoblù, perché “non ha rispettato le scadenze finanziarie previste”. Insomma, niente acquisti (ammesso che ce ne fosse l’intenzione oltre che la possibilità economica) per la società tarantina, la cui crisi si trascina da mesi. Il Taranto non ha effettuato entro il termine del 16 dicembre 2024 il pagamento degli emolumenti netti dovuti ai tesserati per le mensilità di settembre e ottobre 2024, né ha versato le relative ritenute Irpef e contributi Inps, come stabilito dall’art. 85 delle NOIF. In base all’art. 90, comma 9 delle carte federali, la stessa Co.Vi.So.C. ha quindi adottato il provvedimento di blocco, che impedirà al club di effettuare operazioni di tesseramento fino a nuova comunicazione. Il provvedimento potrà essere revocato solo dopo la presentazione di documentazione che certifichi il saldo degli obblighi economici pendenti.
Intanto nel momento forse più difficile vissuto dal calcio tarantino, fa impressione vedere il “vecchio” stadio Erasmo Iacovone che viene smontato pezzo per pezzo nell’ambito della opera di demolizione che vede impegnata la ditta laziale Impresit Lavori Spa, primo stralcio dell’intervento complessivo di rifacimento dello stadio. Seguirà la seconda fase, quella ancora più complessa, che prevede la ricostruzione del primo anello e la riqualificazione dell’anello superiore. Una vita nuova per l’impianto, nella speranza che a rinascere sia anche il football rossoblù. Il “nuovo” stadio verrà costruito dalla impresa Seli Manutenzioni Generali di Monza. L’appalto in questo caso è di oltre 50 milioni di euro: lo Iacovone si presenterà completamente trasformato in vista dei Giochi del Mediterraneo del 2026. Fondamentale si sta rivelando il grande impegno del commissario straordinario Massimo Ferrarese.
Torna infine a parlare l’Aps Taras 706, il Trust dei tifosi che detiene il 7% del capitale del Taranto, e lo fa attraverso una nota stampa. Preoccupazione ma anche l’assoluta necessità di operare immediatamente per provare a salvare il club, questo emerge dalle parole del Trust che poi rimarca l’assoluta impellenza di rispetto nei confronti della tifoseria.
“Ad inizio stagione, abbiamo assistito allo smantellamento dell’impianto della squadra con cui avremmo dovuto affrontare questo campionato, per malcelati problemi di sostenibilità, seguito della nomina alla Direzione Generale del Taranto di Fabrizio Lucchesi, che ha avviato la campagna di distruzione di ciò che rimaneva. Non è bastato. Si è proseguito con gli avvicendamenti continui di malcapitati allenatori, lasciati al loro destino con direttori sportivi improvvisati. Non è bastato mezzo campionato di abbandono totale della squadra, costretta a dissetarsi e curarsi con le collette di anonimi benefattori. Non sono bastate le figuracce in campo e fuori.
L’APS Taras 706 a.C., in considerazione dell’ennesima nomina assurda di questa stagione, quella di Rinaldo Zerbo a nuovo Direttore Generale – in attesa di comunicazioni ufficiali, anch’esse ormai prive di registi e attori – chiede rispetto per la passione di tutti i suoi tifosi!
Siamo completamente alla deriva: figurarsi se si parla di piani industriali, questi sconosciuti! Ad oggi si ha la viva percezione che manchi qualsiasi elemento per garantire l’ordinario. E in questo scenario drammatico, anziché lavorare almeno alla strategia per salvare il club – con il professionismo ormai ragionevolmente perso – si preferisce ancora affidare la gestione a figure dal passato controverso.
Mentre assistiamo inermi all’assordante silenzio delle controparti, coinvolte in una trattativa estenuante per la cessione delle quote di maggioranza del Taranto, riteniamo inconcepibili le agghiaccianti decisioni di chi, dietro ad un disimpegno finora solo dichiarato, ha artatamente fatto e disfatto la tela in tutti i passaggi cruciali per la cessione del club, restandone inopinatamente al comando e isolandolo”.