Calcio
Taranto, sono ore decisive: la squadra sfida il Foggia mentre la società tenta l’ultimo colpo di teatro per evitare la radiazione

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Il Taranto Calcio affronta uno dei momenti più critici della sua storia sportiva. Tra penalizzazioni e situazioni controverse dentro e fuori dal campo, la società rossoblù si trova di fronte a una scadenza cruciale: il 16 febbraio. Entro questa data, il socio di maggioranza, Massimo Giove, dovrà saldare ritenute Irpef, contributi e stipendi per evitare l’esclusione dal campionato di Serie C.
La città ionica sta in effetti vivendo la ripetizione sotto forma di farsa di due casi tristemente entrati nella memoria collettiva italiana: le peripezie del Parma di Giampietro Manenti e ciò che accadde al Pro Piacenza nel 2018/19, quando il dissesto economico della società portò a una sconfitta per 21 a 0 sul campo del Cuneo da parte di 7 ragazzi del settore giovanile e un massaggiatore. Anche in questo caso, in effetti, da un lato c’è un compratore fantasma che sarebbe dovuto essere il salvatore della patria e che invece non disponeva della consistenza patrimoniale sbandierata e dall’altro lato una squadra completamente abbandonata a sé stessa. Il tutto mentre, nel silenzio delle istituzioni, una piazza storica del Sud come quella di Taranto subisce a sue spese questa vicenda dai contorni surreali.
La cosa strana di questa storia di distruzione è che la sua premessa è una storia di rinascita: nella stagione 2020/21 il Taranto vince il girone H di Serie D grazie a un gol a dieci minuti dalla fine all’ultima giornata contro il Lavello e torna in Serie C, categoria nella quale mancava dal 2017. In terza serie, poi, le cose vanno bene: dopo due salvezze consecutive frutto di un quindicesimo e un undicesimo posto, nel 2023/24 il Taranto di Eziolino Capuano ottiene un secondo posto sul campo che diventa un quinto posto in tribunale per quattro punti penalizzazione dovuti a un ritardo nei pagamenti – cosa che già contribuì ad aumentare i primi sospetti sulla reale stabilità economica della società. Ai playoff il Taranto eliminerà Latina e Picerno per poi uscire contro il Vicenza al primo turno della fase nazionale nonostante la spinta degli oltre 11mila spettatori dello stadio Erasmo Iacovone nella gara d’andata. Una buonissima stagione che però sarà destinata a passare alla storia come l’inizio della fine.
Il primo patatrac si verifica il 31 luglio della scorsa estate, quando il presidente (nonché azionista di maggioranza) Massimo Giove, in carica dal 2017, annuncia le dimissioni dalla carica di presidente e il completo disimpegno dalla gestione del club, a detta sua per via della sopravvenuta impossibilità di utilizzare lo stadio di casa per la stagione successiva a causa dei lavori per i Giochi del Mediterraneo del 2026 in programma a Taranto. Da quel momento in poi, il caos: già il giorno dopo arrivano le prime voci su possibili inadempienze nei pagamenti delle mensilità di giugno e i giocatori Edoardo Pierozzi, Matteo Soncin e Andrea Schenetti lasciano il ritiro estivo di Viggiano chiedendo la risoluzione del contratto. Intanto viene nominato come direttore generale con il compito di traghettare il Taranto verso una nuova proprietà Fabrizio Lucchesi, dirigente di grande esperienza con un passato tra Roma, Palermo e Nizza tra le altre.
Ad abbandonare la nave, oltre a tantissimi membri della rosa, è anche Capuano, che dopo aver inizialmente manifestato la volontà di rimanere nel suo ruolo viene esonerato il 14 agosto per aver più volte saltato gli allenamenti giustificandosi con dei certificati medici. Al suo posto, tre giorni dopo, viene nominato Carmine Gautieri, ma ormai la situazione è precipitata: una possibile trattativa per il passaggio di proprietà ad Antonio Colantonio salta nel giro di pochi giorni, mentre il sindaco di Taranto Rinaldo Melucci sollecita Giove a chiudere al più presto le trattative già in corso. Lo stesso Giove, poi, si ritroverà tre ordigni lanciati nella sua villa, cosa che porterà la trattativa in corso con il commercialista cerignolano Francesco De Cosmo a saltare.
Nel frattempo la stagione sportiva inizia e vede un Taranto improbabile, costruito in fretta e furia ad agosto dopo le numerose defezioni, totalizzare soli tre punti nelle prime sette partite di campionato. A livello societario, allo stesso modo, la situazione non si sblocca, e anzi vede la società venire deferita per i già citati mancati pagamenti delle mensilità di giugno. Fino alla svolta: il 18 ottobre, dopo che inizialmente la trattativa sembrava sfumata, il sedicente fondo d’investimento statunitense Apex Capital Global trova l’accordo con Giove per un preliminare d’acquisto, promettendo che al più presto l’acquisto del Taranto sarebbe diventato ufficiale.
Mark Campbell, l’inglese rappresentante del fondo, si presenta immediatamente in città, accolto tra i migliori onori, per cenare con il sindaco Melucci e con il vicesindaco Azzaro e offrire 500 euro di birra ai tifosi rossoblù. Tre giorni dopo arriva poi la conferenza stampa di presentazione (avete il permesso di pensare a Manenti e Alborghetti), nella quale i proclami di Campbell variano dall’annuncio di un closing entro due settimane fino alla promessa di “pensare come un club di Serie A”.
Già il 22 ottobre, però, Mario Gerevini pubblica un articolo sul Corriere della Sera nel quale svela tutti i dubbi sulla reale consistenza patrimoniale di Apex Capital Global LLC: si tratta infatti di una società (e non di un fondo di investimento) costituita solo nel 2023 che ha sede a Dover, nel Delaware, e di cui non è riscontrabile alcuna attività o bilancio. Mentre la Apex Capital Global Ltd con sede a Londra, che fa capo proprio a Campbell, risulta avere un fatturato di zero sterline, zero dipendenti e un patrimonio equivalente a 1886 sterline. Il presunto imprenditore inglese, inoltre, risulta essere stato socio anche della Capitis Global, una società che ha come unico esercizio di bilancio quello del 2022, anno in cui ha messo insieme asset per un valore di 1.2 sterline. L’ennesima scatola vuota, insomma.
Tra i tifosi del Taranto sorgono notevoli dubbi anche sulla reale attività calcistica di Campbell, che in passato provò ad acquistare gli scozzesi del Falkirk (millantando di avere un progetto decennale per il club), i belgi dell’Ostenda (in quel caso garantendo di avere alle spalle investitori ricchi e seri) e gli inglesi del Sunderland, tutte le volte senza successo.
Dopo la conferenza stampa di presentazione, Campbell ad Antenna Sud afferma di gestire anche lo Xerez, squadra di terza divisione spagnola, e il Peyia, squadra di seconda divisione cipriota. Piccolo dettaglio: informandosi meglio, lo Xerez non sembra avere il benché minimo collegamento con Apex o Campbell. E mentre i dubbi si rincorrono, secondo alcune assurde voci dietro Apex ci sarebbe nientemeno che il miliardario pakistano Shahid Khan, proprietario del Fulham e dei Jacksonville Jaguars.
Le cose, comunque, sembrano scorrere: il 25 ottobre vengono saldate in ritardo le mensilità di luglio e agosto e l’11 novembre Campbell viene nominato procuratore speciale del Taranto con potere di firma, mentre il 14 novembre viene ufficialmente siglato il contratto preliminare. Non risulta possibile evitare una penalizzazione di 4 punti, che porta la squadra all’ultimo posto, dovuta al mancato pagamento delle mensilità di giugno, ma apparentemente le cose vanno finalmente per il verso giusto.
Apparentemente, appunto, perché il closing alla fine non avverrà mai. Verso metà dicembre, infatti, la fideiussione bancaria presentata da Apex presso la Lega Pro viene respinta. La società statunitense sostiene che il conto corrente del Taranto risulti bloccato, Giove invece nega e adduce pienamente alla controparte le responsabilità dell’inadempienza. Intanto la situazione non manca di diventare sempre più surreale, visto che tra chi si fa avanti per il Taranto figura anche Giovanni di Stefano, ex folkloristico presidente del Campobasso, su cui Sky ha addirittura prodotto una serie televisiva, soprannominato “l’avvocato del diavolo” per via dei legami con Slobodan Milosevic, Zejko Raznatovic e Saddam Hussein, appena scarcerato dopo dieci anni di detenzione in Inghilterra per truffa, furto, ricettazione e possesso di documenti falsi.
Fatto sta che, tra una cosa e l’altra, si blocca tutto: ufficialmente le trattative vanno avanti per più di un altro mese, ma il 3 febbraio Apex annuncia che non ci sono più le condizioni per procedere oltre.Solo che nel frattempo sul campo la situazione è definitivamente crollata: il 21 novembre arriva una prima penalizzazione di 6 punti per il mancato pagamento in tempo delle mensilità di luglio e agosto, e poi, il 28 gennaio, ne giunge un’altra di 9 punti per le mensilità di settembre e ottobre, che portano a 19 i punti totali sottratti. Contestualmente vengono inflitte inibizioni al presidente Massimo Giove, all’amministratore unico Salvatore Alfonso e anche a Mark Campbell, che riesce nell’impresa di farsi inibire senza neanche mai essere realmente stato il proprietario del Taranto. La rosa – che nel frattempo ha cambiato tre allenatori: si è passati dall’esonerato Gautieri a Michele Cazzarò, poi a Maurizio Bisignano e infine a Pino Murgia – il 23 gennaio dichiara lo stato di agitazione per poi, due giorni dopo, annunciare lo sciopero.
A scendere in campo contro Team Altamura, Casertana e Sorrento sono dunque i ragazzi del settore giovanile, e i risultati purtroppo si vedono: le tre partite finiscono rispettivamente 5-1, 0-6 e 6-0 per gli avversari, mentre il tecnico Murgia dopo la partita contro il Sorrento dimostra di avere un grande senso dell’umorismo dichiarando di aver visto dei progressi (!). Sempre nella partita contro il Sorrento, giocata a Potenza, i tifosi del Taranto hanno cercato di impedire ai giocatori di scendere in campo per il secondo tempo, portando l’intervallo a durare quindici minuti in più. È veramente difficile dare torto al presidente del Trapani Valerio Antonini quando dice che questa situazione del Taranto sta falsando il campionato.
La data da segnare sul calendario adesso diventa quella del 17 febbraio, cioè lunedì prossimo: se entro quella scadenza non saranno state saldate le mensilità e i contributi di dicembre il Taranto sarà escluso dal campionato e di conseguenza radiato, mentre in caso contrario potrà concludere il campionato e anche, in linea teorica, ripartire dalla Serie D con uno status quo invariato a livello societario. La sensazione è che la cosa migliore sia staccare la spina e ripartire dall’Eccellenza con una nuova proprietà, anche per non dare più visibilità a personaggi come Massimo Giove.
Questa è la classica storia in cui perdono tutti: la piazza di Taranto, che si prepara a ripartire, non si capisce come e in mano a chi, dalla quinta divisione; il girone C della Serie C, che sta venendo irrimediabilmente truccato; i dipendenti del Taranto, che non sono certo i dipendenti del Real Madrid e che presto rischiano di trovarsi in mezzo a una strada; le istituzioni politiche cittadine, che non hanno saputo salvare un patrimonio della città preferendo fidarsi di un ciarlatano; infine le istituzioni del calcio italiano, che hanno permesso di andare avanti senza problemi a una società che si è scoperto avere una situazione debitoria che superava i €4 mln.
Qualcuno potrebbe obiettare, a ragione, che i costi del professionismo sono troppo alti, ma allora perché la proposta della FIGC di febbraio 2024 di ridurre da 100 a 80 le squadre professionistiche è rimasta lettera morta? Perché si continua ad avere più squadre professionistiche di Inghilterra (92) e Germania (66) senza avere neanche lontanamente la loro rigorosità nei controlli finanziari o la loro stabilità economica nelle serie minori? Perché le leghe non riescono a trovare un accordo condiviso per una riforma seria di un sistema obsoleto e che porta i fallimenti ad essere all’ordine del giorno? Magari queste domande rimarranno senza una risposta, ma se l’ennesima scomparsa di una piazza importante dalla mappa del calcio potrà aiutare qualcuno a chiedersi se non sia il caso di ripensare il sistema dalle fondamenta, allora (forse) qualcosa sarà stato fatto.
Le possibili conseguenze in caso di mancato pagamento sono:
ESCLUSIONE DAL CAMPIONATO
Se il club non dovesse pagare né gli emolumenti scaduti il 16 dicembre né quelli del 16 febbraio, andrebbe incontro a un primo deferimento e, successivamente, all’estromissione dal campionato di Serie C. In tale scenario, il Taranto perderebbe il titolo sportivo e ripartirebbe dal campionato di Eccellenza.
PENALIZZAZIONE E SERIE D
Il pagamento di almeno una delle due scadenze permetterebbe al club di mantenere il titolo sportivo e concludere la stagione, ma comporterebbe una probabile penalizzazione di 12 punti da scontare nel prossimo campionato di Serie D.
REGOLARIZZAZIONE DEI PAGAMENTI
Se la società dovesse onorare tutti gli impegni finanziari entro le scadenze previste, il Taranto potrebbe proseguire il campionato senza penalizzazioni future.
ESCLUSIONI PER RISULTATI IRREGOLARI
Anche in caso di adempimento degli obblighi economici, il club potrebbe essere estromesso dalla competizione nel caso di sconfitte ripetute con risultati anomali, come accadde alla Pro Piacenza, esclusa dalla Serie C dopo la sconfitta per 20-0 contro il Cuneo.
ULTERIORI SCENARI POSSIBILI
Iscrizione alla Serie D
Se il Taranto riuscisse a concludere il campionato di Serie C, ma non dovesse iscriversi alla Serie D nella stagione successiva, la società ripartirebbe dalla Promozione con una nuova gestione.
La società rossoblù si trova dunque a un bivio decisivo per il proprio futuro, con il termine del 16 febbraio che rappresenta un passaggio cruciale per evitare un tracollo sportivo e societario.
Intanto l’avvocato Di Stefano è tornato a farsi vivo con un comunicato stampa: ”Di Stefano Legacy Trust LLC desidera ribadire con fermezza che il proprio interesse per il Taranto Calcio non è mai venuto meno. Abbiamo seguito da vicino gli sviluppi delle vicende societarie e sportive e continueremo a mantenere una posizione attenta e vigile su ogni evoluzione futura riguardante il club”.
E’ quanto si legge in una nota della società riconducibile all’avvocato italo-inglese Giovanni Di Stefano ed alla sua famiglia. Giovanni Di Stefano, “da sempre legato da un rapporto di stima e amicizia con Massimo Giove”, come si legge nella stessa nota “non ha mai fatto venir meno il proprio sostegno, riconoscendo gli sforzi e l’impegno profusi per il bene del calcio a Taranto. Qualunque sia la forma che il calcio assumerà nella prossima stagione in città, Di Stefano Legacy Trust LLC rimane fermamente impegnata a fornire un supporto positivo e costruttivo, con l’obiettivo di contribuire a un futuro solido e ambizioso per il movimento calcistico tarantino. Rinnoviamo il nostro interesse e la nostra vicinanza alla squadra, alla tifoseria e a tutti coloro che hanno a cuore il destino del Taranto Calcio”.