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Calcio

Turris, lo sfratto dopo la radiazione: chiavi del Liguori da consegnare entro fine mese! Lettera appello di Baldini per la maglia sparita

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L’ufficio Patrimonio del Comune di Torre del Greco, che già si era attivato per recuperare i consistenti crediti vantati dall’ente nei confronti della morosa Turris già dai tempi della precedente concessione di epoca Colantonio, coglie la palla al balzo dell’esclusione dal campionato di competenza della prima squadra corallina per intimare formalmente la riconsegna delle chiavi dello stadio “Amerigo Liguori” essendo venuti meno, tra l’altro, i presupposti che determinarono la dichiarazione di disponibilità del campo rilasciata lo scorso maggio e che la Turris dovette allegare alla documentazione trasmessa alla Lega Pro per l’iscrizione al campionato di C 2024-25 poi indecorosamente nemmeno concluso.

Termine ultimo è rappresentato dal prossimo 31 marzo, con evidente conseguenza anche sullo stop (almeno temporaneo) alle attività giovanili che la Turris ha continuato a svolgere allo stadio comunale nel corso dei mesi della gestione Capriola-Sport and Leisure.

Nel frattempo, sempre fino alla fine del corrente mese di marzo, dovrà essere garantito l’utilizzo dell’impianto alle altre società sportive locali che ne stavano fruendo con onere, da parte della Turris, di comunicare all’ufficio comunale competente l’elenco delle altre associazioni sportive cui è stato concesso, nel corso di questa stagione sportiva, lo stadio. Elenco di cui il Comune, al momento, non ha conoscenza. E che, evidentemente, servirà a redigere un nuovo calendario settimanale di apertura dello stadio in attesa di future determinazioni sulla gara pubblica da bandire per la futura gestione.

Nel frattempo, dopo l’infamante esclusione dal campionato di Serie C, il calcio a Torre del Greco prova a rialzarsi. E stavolta le voci si fanno sempre più concrete: la cordata composta da Umberto Raiano, Francesco Mango e Ciro Borrelli starebbe muovendo passi ufficiali per una ripartenza dai Dilettanti, o con la richiesta di iscrizione in sovrannumero alla FIGC per ricominciare dall’Eccellenza (soluzione permessa dall’art. 52 delle NOIF, tramite versamento di 100 mila euro a fondo perduto) o con il trasloco di un titolo sportivo già esistente, da una città con sede legale nella medesima provincia (Pompei?).

Mango è attuale presidente del Pompei FC, compagine di Serie D che lotta per la salvezza. Raiano è l’ex proprietario dell’Ercolanese, mentre Borrelli è stato presidente onorario della stessa società granata. A confermare l’interesse per la Turris è stato proprio Borrelli, che ai microfoni di Vesuvio Live ha dichiarato: “Sì, è vero. Ci stiamo muovendo per comprendere il da farsi. Abbiamo già fatto un passaggio preliminare in FIGC e interagiremo con le istituzioni locali. Stiamo seguendo l’iter per rilevare la società. Nei prossimi giorni si saprà qualcosa in più. Se dovessimo ripartire dall’Eccellenza, allestiremmo certamente una squadra per vincere immediatamente il campionato”.

Un interesse che resiste e prende corpo, nonostante le scaramucce social delle scorse settimane tra alcuni degli stessi protagonisti e i tifosi biancorossi, scettici sull’ipotesi di un loro ingresso alla guida della nuova Turris, che non sono passate inosservate. Infatti, alla prospettiva di un “dilettantismo a vita” esternata da un tifoso biancorosso in merito al potenziale ingresso della nuova società, Mango aveva chiosato con un secco: “Meglio dilettanti che fallire”. Commenti ai quali aveva risposto anche Raiano, prima che fossero rimossi: “Non comprendo tutte queste offese. Non conoscete neanche le persone che potrebbero avere un piccolo interesse a riportare il calcio in una città importante come Torre del Greco. Dopo un’annata fallimentare come questa, sotto gli occhi di tutta Italia, voi vi permettete di trattare così la gente. Con questi comportamenti sarà difficile far avvicinare persone disposte ad investire…”.

Uscite pubbliche che, se da un lato dimostrano la volontà di interfacciarsi con la piazza, dall’altro dovrebbero essere evitate se c’è reale intenzione di costruire un nuovo progetto solido in una piazza ancora in preda ad un grave lutto. Torre del Greco è scottata dalla recente esclusione e la sua diffidenza è più che legittima. L’interesse c’è, i contatti anche. Ora servono fatti, comprensione, tatto…

Intanto, come se l’esclusione dal campionato non fosse già una ferita abbastanza profonda per il popolo biancorosso, ecco che arriva un altro schiaffo alla storia della Turris. Un cimelio dal valore simbolico inestimabile è misteriosamente scomparso dalla sede del Liguori: la maglia di Fabrizio Baldini, indimenticato difensore ed eroe della storica promozione in C1 ai danni del Benevento. La maglia, donata dallo stesso Baldini alla società, è incredibilmente sparita e nessuno sa più dove sia finita.

L’allarme è stato lanciato da alcuni tifosi, che hanno provato a rintracciarla senza successo, e dallo stesso Baldini, che tramite i social ha denunciato: “Quella maglia l’ho donata al club. Recuperatela e custoditela in attesa di nuovi, speriamo positivi, sviluppi societari”. Un ulteriore insulto alla memoria della Turris, già devastata da mesi di umiliazioni e da una gestione che ha lasciato macerie dietro di sé. L’appello della tifoseria è chiaro: quella maglia non si tocca. È un simbolo di appartenenza, di battaglie e di gloria. Chiunque abbia informazioni utili per recuperarla si faccia avanti. Perché se la Turris è stata cancellata dal calcio professionistico, la sua storia non può e non deve essere ulteriormente calpestata.

Proprio Baldini ha deciso di scrivere ai tifosi della Turris rivolgendo un appello a chi si è appropriato di quella gloriosa casacca. “Cari tifosi della Turris, vi scrivo questa lettera per esprimere tutta l’amarezza e la frustrazione che sto vivendo per la vicenda della sparizione della mia maglietta dalla sede del club. Tengo a sottolineare alcune cose per evitare eventuali strumentalizzazioni di vario tipo. Quella preziosa casacca stile Barça l’ho donata al popolo torrese ed al club inteso come bene storico appartenente a tutti e non ad una specifica dirigenza.

Non sono stato né Maradona né Pelé, ma ho dato tutto me stesso – così come i miei compagni di quella annata unica – affinché potessimo regalare una gioia ai nostri tifosi che sanno bene di sostenere un club che non può vantare trofei, scudetti o altro. Chi tifa Turris fa una scelta di vita. In quel quadro non c’è solo una maglia bensì la gioia di un’intera città, di un popolo che ha dato tanto ma dal calcio ha quasi sempre ricevuto poco. In gergo si chiamerebbe amore non corrisposto.

Da bene appartenente alla storia, la mia maglia sembra essere diventata un qualcosa di privato. Quando mi hanno detto della sparizione, non volevo crederci. Da giorni attendo notizie, ma più passa il tempo e più i miei pensieri sull’accaduto diventano meno filosofici, diciamo così. D’altronde se non si parlasse di sparizione si tratterebbe di un furto e, come tale, sarebbe un reato. Altre spiegazioni non so darmele, ma voglio ancora credere, forse illudermi, che si tratti di sparizione.

In entrambi i casi, voglio dire a questo Mister X che ho intenzione di andare fino in fondo. Lo devo a coloro che fanno ancora gli occhi lucidi rivedendo le immagini di quella impresa sportiva. Invito tale persona a restituire il quadro con la maglia, anche in via anonima. Anche perché mi chiedo con quale coraggio può mai vantarsi di avere un cimelio trafugato dalla sede sociale di un club dove magari si professa anche sostenitore accanito? Chi ha commesso tale gesto non può dirsi tifoso. Come dite dalle vostre parti è solo nu piatto vacante!

Voglio ringraziare chi si sta adoperando, con tutte le sue forze, affinché la maglia ritorni lì dove l’ho lasciata nel 2021. Non ringrazio, invece, chi prova a fare lo sciacallo su questa triste e dolorosa vicenda mettendo in giro false voci oppure chiedendo ricompense manco fosse la maglia di un Pallone d’Oro. L’amore non si compra, né si vende: si dona!”

Infine, qualche mese fa, Ettore Capriola, dichiaratosi semplice “dirigente” davanti al Tribunale Federale ma di fatto amministratore della società che detiene la totalità delle quote della Turris (Sport and Leisure), accusava stampa e tifosi di danneggiare la reputazione del club. Ma oggi, con l’inchiesta della Gazzetta dello Sport, firmata da Nicola Binda, emerge ancora una volta una realtà completamente diversa.

L’articolo della Gazzetta racconta in modo dettagliato il dramma sportivo ed economico della squadra di Torre del Greco, esclusa dal campionato e travolta da debiti, misteri e decisioni incomprensibili.

Una squadra esclusa, ma che si allena ancora. Nonostante l’esclusione dal campionato, il cancello dello stadio Liguori è ancora aperto e la squadra continua ad allenarsi: “Il pullman ufficiale è parcheggiato accanto alla gradinata. Sul campo una dozzina di giocatori, dal capitano Luca Giannone al più famoso Marcello Trotta, si sta allenando. Insieme ci sono gli ultimi due tecnici, Andrea Juliano ed Ezio Forziati. Attorno i magazzinieri, il segretario, i preparatori e altri collaboratori. Tutto normale? No, perché la Turris è stata esclusa dal campionato”. Giannone spiega la situazione: «Siamo atleti, cerchiamo di restare allenati», mentre qualcuno spera ancora in un ricorso, anche se appare ormai inutile.

Debiti, contratti misteriosi e giocatori abbandonati. L’inchiesta della Gazzetta mette in luce una serie di problemi finanziari e gestionali che hanno portato al disastro. La cessione delle quote societarie dall’ex presidente Antonio Colantonio all’imprenditore Ettore Capriola è avvenuta senza una due diligence, senza un’analisi approfondita dei conti. I problemi sono emersi subito: “La squadra di Conte ha cominciato il campionato senza diversi titolari per la mancata ratifica dei contratti. Altro mistero: al 30 agosto la Turris aveva contratti federali per 669.206 euro (più 414.910 di bonus), sotto il tetto del milione che impone la fideiussione integrativa”. I giocatori non ricevono lo stipendio da ottobre e due giovani stranieri sono stati persino sfrattati: “Hanno dormito in macchina, senza avvisare per la vergogna”. Nel frattempo, il bilancio del 30 giugno 2024 non è mai stato approvato e, secondo alcune indiscrezioni, il buco finanziario si aggirerebbe attorno a 1,5 milioni di euro.

Le scadenze non rispettate e la misteriosa gestione finanziaria. Il caos economico si riflette anche nelle scadenze federali mancate, che hanno portato alla definitiva esclusione della Turris: “Saltata la scadenza del 16 dicembre, non è stata rispettata nemmeno quella del 17 febbraio. Con un mistero nel mistero. I conti erano bloccati, sono stati messi sul piatto crediti d’imposta e la Covisoc ha faticato a verificare, prima di bocciare”. Si parla di errori nei pagamenti bancari e di scelte discutibili, come la richiesta di licenziamento di giocatori per abbattere i costi, cosa non possibile in un contesto regolato dalla FIGC: “Pare che sarebbero bastati meno di 50mila euro per salvare l’attività della Turris. E invece…”.
Il futuro: dalla scomparsa al possibile ritorno? L’esclusione della Turris significa ripartire dall’Eccellenza con una nuova società. Il capitano Giannone non si arrende: «Io sono pronto», ma il calcio a Torre del Greco potrebbe tornare con un colpo di scena: “Si sussurra che il Pompei (Serie D) possa spostarsi in città, cambiando nome: un club con una proprietà che sarebbe legata ai vecchi proprietari della Turris. Tutti d’accordo dunque? Mah…”.

Il sindaco Luigi Mennella si dice deluso: “Anche da tifoso, ci sono rimasto male. La Turris la conoscono ovunque. Sapevo dei problemi, mi sono raccomandato coi dirigenti di sistemare tutto e mi hanno tranquillizzato.”

Ora, l’attenzione è sul progetto della Cittadella dello Sport, con lo stadio al centro di interessi economici che, forse, hanno avuto un peso in questa vicenda. La Turris, simbolo della città del corallo, è sparita dal calcio professionistico, ma il motto locale dice “Post Fata Resurgo”. Resta da vedere se e come Torre del Greco riuscirà a rialzarsi da quest’ennesima catastrofe sportiva.

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