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Calcio

Felice De Matteo, il ‘baby prodigio’ che fece innamorare Spagna e Juve: ‘Oggi insegno ai giovani come allenare il corpo ma soprattutto la mente’

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Nel calcio il talento precoce è spesso una benedizione, ma può anche trasformarsi in una grande maledizione. Molti baby fenomeni, salutati come i “nuovi Messi” o “nuovi Pelé”, crescendo non sono riusciti a mantenere le aspettative per una serie di motivi: infortuni, scelte sbagliate, pressioni insostenibili. Talento e precocità, si sa, non bastano: servono mentalità, fortuna e una gestione impeccabile della carriera. Per ogni Kylian Mbappé che mantiene le promesse, infatti, c’è un Freddy Adu che finisce nel dimenticatoio. La storia di oggi parte da questa premessa e ci riporta alla Benevento calcistica dei primi anni del Duemila: nelle giovanili della Strega si fa largo un ragazzino terribile, genio e sregolatezza, cresciuto nel suo Rione Libertà a sfidare in strada i più grandi a suon di dribbling, ‘ruleta’ ubriacanti, doppi passi e giocate impossibili. Si chiama Felice De Matteo e sembra davvero un predestinato, un attaccante dal talento immenso capace di nascondere tra i piedi anche una palla da basket. Tant’è che a 15 anni le sue magie fanno innamorare due blasonatissime società della Liga: il ragazzino vola in Spagna, ma ritorna a casa. Stesso discorso con la Juventus di Moggi, il top per tanti coetanei che condividono gli stessi sogni. Ma Felice non ne vuole sapere: ha nostalgia di casa, della famiglia, dei suoi amici, della sua vita di sempre. Passa così quell’ultimo treno, senza troppi rimpianti. Oggi che è un uomo realizzato, ha imparato dai suoi errori e ha trasformato quella lezione di vita in una grande occasione lavorativa. Da istruttore di functional training, aiuta tanti giovani atleti a superare le barriere mentali che impediscono loro di raggiungere gli obiettivi prefissati. Perché allenamento e prestazioni fisiche sono sì fondamentali, ma non sono sufficienti: per superare paure e limiti, spingere al massimo e non lasciarsi scoraggiare dalle difficoltà è necessario anche avere l’atteggiamento mentale giusto. Chi più di lui può saperlo?

Felice, il calcio per te è sempre stato una ‘malattia’…
Una grande passione che nasce da bambino, essendo l’ultimo di quattro fratelli maschi. Vedevo loro giocare e ho iniziato anche io frequentando la scuola calcio ‘Grippo’, che all’epoca era gestita da mio padre in qualità di presidente e dal direttore Guido De Rosa. Le doti tecniche le ho sviluppate in strada, giocando con i ragazzi più grandi al campetto della parrocchia Addolorata, nel mio Rione Libertà.

Dalla ‘Grippo’ alle giovanili del Benevento il passo è stato breve…

Sì, negli anni successivi la Grippo si affiliò con lo Sporting Benevento dell’allora presidente Pedicini. Iniziai così il mio percorso con i Giovanissimi Nazionali. Pur essendo classe 1988, giocavo in pianta stabile con i ragazzi del 1986. A 15 anni, poi, la grande occasione.

Che successe?
In occasione di un torneo a Mercato San Severino con i pari età di Empoli e Roma, attirai l’attenzione di alcuni osservatori dell’Atletico Madrid e del Villareal. Così mi ritrovai a partire per questa esperienza formativa in Spagna. L’Atletico Madrid, all’epoca, fece anche una richiesta per il mio cartellino ma, essendo minorenne, avrei avuto bisogno di un tutor lontano da casa. In quell’occasione io e la mia famiglia non ce la sentimmo e rinunciai. Lo stesso anno partii in ritiro con il Benevento di mister Di Costanzo. Ricordo che il presidente Pino Spatola stravedeva per me. Ebbi anche l’opportunità di arrivare in prima squadra già a 16 anni, in quanto facevo parte degli Allievi Nazionali di Giovanni Montanile e della Primavera di mister Luciano d’Agostino.

Un altro treno perso fu quello con direzione Torino…
Era il 2004. Mi arriva una chiamata dalla Juve per giocare con gli Allievi Nazionali. Quei due mesi a Torino sono stati una esperienza breve ma bellissima. Ricordo il mio arrivo: la visita allo Stadio delle Alpi, l’organizzazione perfetta, il ritiro del materiale tecnico che avrei dovuto indossare. E poi il ritiro a Salice Terme, gli allenamenti con mister Massimo StorgatoPurtroppo non sono stato bravo a gestire la situazione, non mi sentivo pronto per determinati palcoscenici e mi lasciai prendere dalla tipica ‘saudade’ di casa. Così decisi – per mia scelta personale – di rientrare a Benevento. Fu un grande peccato: sognavo di allenarmi con Del Piero, da sempre il mio idolo calcistico. A lui mi ispiravo anche nelle giocate. Ma per come gestivo le situazioni, però, ero paragonabile più a Cassano: forte tecnicamente, ma un po’ ‘testa calda’, che si faceva condizionare facilmente piuttosto che fare sacrifici per raggiungere gli obiettivi. Un piccolo aneddoto: al mio rientro il presidente Spatola, tifosissimo bianconero, non mi rivolse la parola per un paio di settimane. A distanza di anni, oggi che sono un adulto, ci tengo a precisare una cosa: se non sono arrivato dove potevo è stato esclusivamente per colpa mia. Mi sono mancati sacrificio, costanza e dedizione, caratteristiche fondamentali che un atleta deve avere al di là del talento.

Passato il treno c’è stata una lunga militanza nel calcio minore locale…
Prima la serie D con il Giugliano, poi l’Eccellenza con l’Isernia. E tanto calcio locale. Ad un certo punto, però, ho preso una decisione di cuore: giocare per il mio quartiere, vestendo la maglia del Rione Libertà del presidente Bruno Formato e del dirigente Aldo Giameo. Mi innamorai di questo progetto a costo zero, dove in rosa c’erano tanti ragazzi delle Palazzine: è stata un’esperienza bellissima partire dalla Terza categoria e arrivare fino al secondo posto in Prima Categoria, ad un passo dalla Promozione, prima che il covid facesse il suo ingresso con la conseguente sospensione dei campionati. Ricordo l’emozione nel vedere tante persone sugli spalti del Meomartini, in particolare bambini, che venivano a sostenerci e a divertirsi.

Tra qualche giorno compirai 37 anni. Gli errori di gioventù sono solo un lontano ricordo: oggi, con il progetto ‘Samnium Training’, lavori per motivare i ragazzi sul piano mentale a superare i propri limiti…
Da dicembre 2020 ho iniziato un nuovo percorso: ho continuato a giocare a livello amatoriale, ma ho anche conseguito un diploma di istruttore di functional training. Con il socio e amico Adriano Fragnito abbiamo dato vita alla Samnium Training al Rione Ferrovia. Lavoro tanto con giovani calciatori e ragazzi dai 12 ai 17 anni. A loro provo a far capire il mio trascorso e spero che – lavorando dal punto di vista motivazionale – possano realizzare quello che non sono riuscito a fare io alla loro età pur avendone le capacità. Da un paio di anni seguo ragazzi del settore giovanile del Benevento, ma anche cestisti e atleti: il mio obiettivo è farli crescere sul piano fisico, ma anche mentale. Chiunque si sia cimentato in un’attività sportiva sa che quello che succede nella mente influisce su ciò che accade a livello fisico. Forse, se avessi avuto anche io qualcuno che mi avesse seguito dal punto di vista motivazionale oltre a mio padre, la storia sarebbe andata diversamente. Ci tengo a dire anche un’altra cosa.

Prego…
Dopo essere stato segnato da una esperienza familiare che mi ha cambiato profondamente, mi sono impegnato con testa, cuore e sacrificio per lavorare ai miei progetti: penso al diploma di istruttore funzionale e all’essere guida per tanti ragazzi che puntano a giocare nel mondo professionistico. L’obiettivo è far sì che questi giovani, seguendo i miei consigli e i miei allenamenti, possano realizzare i loro sogni.

Tra le esperienze acquisite anche quella con la scuola calcio del Benevento 5. Cosa ha portato la serie A e che occasione è per tutto il movimento del futsal sul territorio?
Lo dico con il cuore: sono orgoglioso di far parte della famiglia del Benevento Cinque, costituita da ragazzi speciali come Antonio Collarile e Pellegrino Di Fede che ci mettono tanta passione e fanno tantissimi sacrifici. Dal primo giorno hanno fatto affidamento su di me, io che ho tanto da imparare sul mondo del futsal venendo dal calcio a undici. Stiamo crescendo anno dopo anno: in Campania siamo tra le società con più iscritti nella scuola calcio e continueremo a migliorarci. La serie A? Siamo al primo e stiamo acquisendo esperienza: con la squadra ricostruita a gennaio abbiamo tutte le carte in regola per salvarci. Sono fiducioso.

Abbiamo ricordato il tuo passato giallorosso. Domani il Benevento sfida la capolista Monopoli. Che ne pensi della stagione della Strega?
Dobbiamo stare calmi. Siamo l’unica squadra di C che gioca con sette/otto ragazzi del settore giovanile. Un piccolo calo è normale,  usciremo presto da questa fase di difficoltà. Mister Auteri è un grande conoscitore della categoria. Sono fiducioso anche per la promozione in B.

Cosa c’è nel tuo futuro di Felice De Matteo?
Passione e dedizione per l’attività creata: la Samnium Training è diventata una realtà importante, conosciuta, apprezzata e vogliamo continuare in questa direzione. Sogno di far crescere i ragazzi che si affidano a me, affinché possano avere le stesse possibilità che io ho avuto e che non ho sfruttato.

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